al Nakba


Al-Nakba (araboالنكبة‎, an-Nakbah, letteralmente "disastro", "catastrofe", o "cataclisma") è il nome che viene assegnato nel mondo arabo, e in Palestina in particolare, all'esodo delle popolazioni arabe, a partire dal 15 maggio 1948, che colpì i residenti della regione palestinese quando il Regno Unito, decide di permettere l'insediamento  di Israele, (popolo senza terra)con l'accordo dell'ONU il 29 novembre 1947, e la sua  sovranità su quei luoghi.
Il termine "al-Nakba", araboﺍﻟﻨﻜﺒـة‎, che significa "catastrofe", identifica anche la ricorrenza, commemorata ogni anno, attraverso la quale le genti palestinesi e arabe rievocano l'estromissione di buona parte degli abitanti arabi della Palestina dai confini dello Stato d'Israele, nato all'indomani della fine del mandato britannico sulla Palestina
Nel febbraio 2010 la Knesset ha varato una legge che proibisce di manifestare pubblicamente in Israele lutto e dolore il 15 maggio.
Nel 1951 gli Arabi espulsi da Israele furono 711.000,mentre oggi si stima che i loro discendenti possano essere 4.250.000.  il 14 maggio 1948  il giorno in cui è scaduto il Mandato britannico della Palestina,  è stato annunciata la nascita del nuovo Stato ebraico chiamato Stato di Israele. 

Mentre Israele festeggia, l'indipendenza dei suoi 64 anni, i palestinesi ricordano la «Nabka» che ha fatto di loro un popolo di profughi. 

Storia taciuta

Oggi la tragedia del popolo palestinese è legata all'atteggiamento d'Israele, che si ostina a passare sotto silenzio ciò che è avvenuto. Gli israeliani non conoscono la storia e ignorano la cultura palestinese. A scuola imparano che questa è la loro terra e che prima che ci arrivassero era disabitata.

«Una terra senza popolo per un popolo senza terra» era lo slogan di Israel Zangwill, il leader del movimento sionista. La sua eco si sente ancora oggi. Israele occupa il 40% della Cisgiordania. Insediamenti israeliani (illegali per il diritto internazionale), basi militari, strade e centinaia di posti di blocco e controllo frammentano il territorio palestinese.

Muro

La barriera di separazione che Israele ha cominciato a costruire nel 2005 in Cisgiordania potrebbe estendersi per 700 chilometri e attraversare i terreni più fertili. Il muro ha peggiorato ulteriormente la qualità di vita dei palestinesi, separati dalle loro famiglie, dalle fonti di sostentamento e dalle riserve d'acqua.

Nella Striscia di Gaza le cose non vanno meglio. Da quando Hamas è andata al potere, nel giugno dello scorso anno, 1,4 milioni di palestinesi subiscono il blocco israeliano. Ancora oggi molte sono le testimonianze dirette di quel tragico evento che continua a seminare lacrime e sangue nella popolazione palestinese. La liderschip palestinese si oppose fin dall'inizio alla risoluzione dell'ONU che dichiarava libera la terra di Palestina, ma ancora oggi non cessano le controversie. Israele continua, prepotentemente ad occupare sempre più territori, espropria illecitamente, distrugge devasta ...sradica intere coltivazioni per fabbricare sempre nuovi insediamenti, Il «muro di sicurezza» che il governo israeliano costruisce attorno alla Cisgiordania e a Gerusalemme modificherà radicalmente il paesaggio sia geografico che politico in Medioriente. Innalzando una chiusura tra volte più alta e due volte più larga del muro di Berlino (...) Israele procede all'annessione unilaterale di una parte considerevole della Cisgiordania e rafforza gli sbarramenti militari attorno alle città palestinesi, imprigionandovi così gli abitanti.
Un primo muro era stato costruito attorno a Gaza già ai tempi della prima Intifada (!987-1993), allorché lo stato ebraico circondò quella striscia di terra con una barriera elettrificata ermeticamente chiusa. Ciò gli permise di conservare la sua autorità sulle sedici colonie ebraiche e di controllare i movimenti dei palestinesi. Attualmente, Israele mantiene sotto il suo controllo il 20% di Gaza, costringendo i suoi 1.2 milioni di abitanti a vivere nei tre cantoni separati in uno spazio che è appena il doppio rispetto a quello di Washington DC.
I palestinesi della Cisgiordania subiranno lo stesso destino di quelli di Gaza. La prima tappa consiste nel separare Israele dalla maggior parte del nord della Cisgiordania. La chiusura segue le frontiere del 1967, pur con l'annessione di numerose colonie; chiude in una stretta numerosi territori chiave palestinesi, e ne spazza numerosi altri. Alcune zone palestinesi come il villaggio di Qaffin si vedono sottrarre il 60% dei loro terreni agricoli, mentre altre, come la città di Qalqilya, non solo vengono privati delle loro terre, ma vengono separate sia dalla Cisgiordania che da Israele. Questa parte del muro costa al governo israeliano oltre un milione di dollari a chilometro, ed è fortificata da pareti di cemento armato di otto metri, da torri di controllo ogni 300 metri, da trincee profonde due metri, da recinzioni di filo spinato e strade di aggiramento.

La prima parte di questo muro «del nord» si estende su 95 chilometri, da Salem a Kafr Kassen, e porterà ad una annessione dei fatto dell'1,6% della Cisgiordania, includendo 11 colonie israeliane e 10.000 abitanti palestinesi. Lo stato ebraico ha il progetto di incorporare questa zona in Israele in modo che, allorché riprenderanno i negoziati sullo status finale, un ritorno al passato costerebbe talmente caro dal punto di vista politico, che questa annessione sarà considerata irreversibile. Ci si trova quindi di fronte ad una strategia mirante a modificare la linea verde. La costruzione del muro attorno a Gerusalemme est è ancora più devastante per le aspirazioni ad uno stato palestinese. Mentre al nord il muro non si spinge mai più di otto chilometri all'interno delle terre, a Gerusalemme penetra molto più in profondità. 
(...)
Questa incorporazione della Grande Gerusalemme nello stato ebraico pone numerosi e gravi problemi, perché porta ad incorporare un gran numero di palestinesi, sottolineando una volta di più le contraddizioni esistenti tra gli imperativi demografici e quelli della sicurezza. Per risolvere tale problema, Israele tenta di costruire due muri intorno a Gerusalemme: il primo costituisce una separazione interna, costruita essenzialmente attorno alle frontiere municipali definite da Israele. Il secondo costituirà una separazione esterna, attorno a blocchi di colonie. A differenza delle fortezze medioevali, questi muri di Gerusalemme saranno costituiti da una barriera elettrificata, una strada di aggiramento e, in alcuni luoghi, da trincee, pareti di cemento armato e apparecchi rilevatori di movimento.
(...)
Una volta completato il muro, dal nord della Cisgiordania a Gerusalemme, lo stato ebraico si sarà annesso il 7% del West Bank, tra cui 39 colonie israeliane e circa 290.000 palestinesi, 70.000 dei quali non hanno ufficialmente diritto di residenza in Israele e pertanto non hanno diritto di viaggiare o di beneficiare dei servizi sociali israeliani. Questi 70.000 palestinesi vivono in una situazione di estrema vulnerabilità e probabilmente saranno costretti a emigrare. Se il muro verso sud si spingerà fino a Hebron, si ritiene che Israele si sarà annessa un altro 3% della Cisgiordania.



 Il muro, meglio definito “la barriera di separazione israeliana”, è un sistema di barriere costruito da Israele in Cisgiordania con il nome “chiusura di sicurezza”, infatti Israele lo ha ufficialmente costruito per evitare che dei terroristi palestinesi entrino nel territorio nazionale ebraico. La sua lunghezza è di 730 km, ma è stato più volte ridisegnato, specie tra il 2004 e il 2005, per via delle varie pressioni esterne ed internazionali, ma anche su domanda dei palestinesi, degli Europei e della Corte Suprema di Giustizia Israeliana; il tracciato è comunque un susseguirsi di trincee, porte elettroniche, muri. La sua costruzione ha suscitato grande scalpore anche tra alcuni cittadini israeliani. E' stato soprannominato “il muro della vergogna”; per la maggior parte dei palestinesi, ma anche secondo l’opinione pubblica internazionale, esso rappresenterebbe, per Israele, un tentativo ma anche un modo per annettere parte dei territori occupati palestinesi (infatti parte del tracciato si trova in territorio occupato), includendo anche la quasi totalità dei pozzi presenti.

I progetti

Il progetto della costruzione del muro è stato proposto dal governo laburista di Ehud Barak lanciato dopo il giugno 2000, da parte di Ben Eliezer e poi continuato anche da Ariel Sharon anche se inizialmente egli si era opposto alla sua costruzione per evitare di suscitare grande scalpore. Un muro era già stato costruito dai tempi della prima INTIFADA, sempre da parte di Israele intorno a Gaza. Attualmente il costo del muro è di circa un milione di dollari a km, costruito in cemento armato, fortificato con torri di controllo ogni 300m, da trincee profonde due metri e da recinzioni di filo spinato. Da tutti coloro che sono ostili alla costruzione del muro, in particolare i palestinesi, esso è definito “muro di separazione razziale”. Secondo gli Israeliani dopo la costruzione del muro vi sarebbe stato un notevole decremento del terrorismo, ma secondo i palestinesi o gli appartenenti all’estrema sinistra di Israele il muro comporterebbe molti problemi, tra cui mancanza di libertà di movimento per i palestinesi o per tutti gli abitanti delle zone, perdita dell’accesso alle terre coltivate per gli agricoltori, isolamento dai villaggi circostanti e soprattutto il sentimento di imprigionamento. A nord di Tulkarem, la barriera si estende fino al fiume Giordano, al di sotto della frontiera con la Giordania, mentre all’altezza della colonia del Rehan, essa penetra 5 km all’interno della Cisgiordania. Nel maggio 2004, la costruzione del muro ha condotto allo sradicamento di 102.320 olivi (contrabbandati e venduti per i giardini dei ricchi israeliani, venduti fino a 5.000 dollari per ogni albero antico) e di piante d'agrumi, sono stati demoliti 75 acri di serre e 37 km di condotte d'irrigazione. Per dare un esempio di come è avvenuta la costruzione di questo tracciato si può dire che all’inizio del 2003, 63 negozi sono stati demoliti dall'esercito israeliano nel villaggio di Nazlat Isa, dopo che i proprietari ebbero ricevuto un preavviso di soli 30 minuti e, anche se il Governo israeliano ha promesso che gli alberi danneggiati dalla costruzione sarebbero stati reimpiantati, questo fino ad oggi ciò non è successo.

Perchè un muro?

muroCapire perché Israele abbia voluto costruire un muro difensivo è difficile da spiegare, infatti fino a quando le vittime israeliane servivano a giustificare la incursioni nei territori palestinesi, la costruzione di un muro non serviva, la sua edificazione si rese però indispensabile quando Israele era ormai riuscito ad occupare la Cisgiordania e a distruggere l’Autorità Palestinese. Però le ragioni più profonde della sua costruzione vanno ricercate nelle reali intenzioni che avevano gli israeliani: cioè distruggere i palestinesi. Infatti gli israeliani non hanno seguito la linea verde per la sua edificazione perché loro intenzione non era quello di dividere il territorio israeliano dalla Giordania, ma quello di acquisire quanto più territorio e acqua palestinese possibile ma anche di annettere parte considerevole della Giordania e rafforzare gli sbarramenti militari attorno alle città palestinesi. Un esempio della strategia che ha adottato Israele per costruire il muro è rappresentato dal villaggio di Mas’ha, nell’aprile del 2003, dove gli israeliani hanno iniziato a separare il villaggio, con un muro alto otto metri, dalla sua unica fonte di sussistenza, cioè la terra agricola coltivata per lo più ad uliveti; le ragioni della separazione però non è questa, ma è rappresentata dalla risorsa idrica, infatti queste terre si trovano ad occidente di una vasta riserva idrica che ha origine in Cisgiordania e con l’edificazione di una linea di separazione Israele se ne potrà appropriare e spingerà gli abitanti del villaggio ad andare via. Quello di Mas’ha è solo un esempio, per la gigantesca costruzione sono stati confiscati più di 600 dunums di terra.
Poiché con il passare del tempo il muro si estendeva sempre di più, alcuni paesi arabi hanno deciso di affidare la questione della barriera di separazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che il 21 ottobre 2003 ha adottato la risoluzione 10/13, con la quale vietava la costruzione di un muro sul territorio palestinese occupato, ma la decisione non è stata accolta dallo stato di Israele, che ha risposto dicendo:”La chiusura di sicurezza continuerà a essere costruita”. Il 30 giugno la corte suprema d’Israele ha rimesso in discussione l’esistenza del muro e ha ordinato che questo venisse modificato nelle parti in cui si trovava in territori occupati, poi il 15 settembre 2005 una parte della barriera è stata dichiarata illegale, riferendosi a quella edificata in territorio occupato ed ha richiesto al governo israeliano di riesaminare il tracciato. Secondo il progetto il suo perimetro doveva coincidere con la linea verde che doveva essere lunga 350km (per linea verde si intende la linea di confine decisa nell'armistizio tra Israele e Giordania negli anni 1949-1967, ma non si trattava del confine definitivo,  cessò di esistere in seguito alla minaccia all'esistenza di Israele nella primavera del 1967, che portò alla Guerra dei 6 giorni). Durante la sua costruzione, però, Israele non ha rispettato i patti ed in molti punti si è distaccato dalla linea, facendo diventare la costruzione lunga, secondo gli ultimi aggiornamenti, 600km sul lato della Cisgiordania. La Risoluzione dell’ONU del 1947 aveva assegnato il 45% della Palestina ai palestinesi, ma già dal 1948 Israele ne occupava il 78%, lasciando ai palestinesi il 22% (Cisgiordania e Gaza). Ora Israele sta cercando di acquisire più territorio e acqua possibili, mentre i palestinesi sono spinti a morire di fame, di sete, messi in prigione dietro delle mura alte otto metri. Il muro lungo Gerusalemme penetra molto in profondità; l’incorporazione della Grande Gerusalemme nello stato ebraico pone diversi problemi; infatti porta ad incorporare un gran numero di palestinesi, sottolineando una volta di più le contraddizioni esistenti da tempo tra i due popoli. La maggior parte della recinzione antiterroristica consiste in una fascia larga circa quanto una strada a quattro corsie. Al centro vi è la recinzione a catena che sostiene un sistema di rilevamento di intrusioni, infatti questo sistema, tecnologicamente avanzato, è progettato per dare l'allarme contro le infiltrazioni. Essa comunque serve non solo a impedire l'ingresso dei terroristi, ma anche a evitare che i palestinesi sparino sulle automobili israeliane che viaggiano sulle principali autostrade dello stato. Il famoso muro rappresenta solamente una prigione a cielo aperto….

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